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martedì 30 marzo 2010

ELEZIONI REGIONALI 2010



L'ASTENSIONISMO!
Il dato significativo, che dovrebbe fare riflettere e preoccupare i "signori" della politica, è l'astensionismo record. Infatti, ha votato solo il 63,6 % degli aventi diritto al voto, con un calo di quasi l'8 % rispetto alle precedenti regionali. Un elettore su tre non si è presentato alle urne: 14,6 milioni di cittadini su un corpo elettorale che ne contava 40,8.
ALCUNE PERCENTUALI DELL'ASTENSIONE NELLA STORIA D'ITALIA:
  • 1870- 54,5 %

  • 1904- 37,3 %

  • 1913- 39,6 %

  • 1924- 36,2 %

  • 1934- 3,5 %

  • 1948- 9,8 %

  • 1958- 8,9 %

  • 1968- 10,6 %

  • 1979- 13,2 %

  • 1983- 16,0 %

  • 2001- 18,7 % Politiche

  • 2005- 28,6 % Regionali

  • 2008- 19,5 % Politiche

  • 2009- 33,5 % Europee

  • 2010- 36,4 % Regionali

Si è ritornati alle percentuali dei primi anni dello scorso secolo!

RIFORMA DELLA STRUTTURA DELLA CONTRATTAZIONE





FUMO DI LONDRA-OVVERO: SEMPLIFICAZIONE! “IL TIMORE E’ CHE LA COLLABORAZIONE POSSA ESSERE SOLTANTO SUBORDINAZIONE” (L.Lama 1978)
Partiamo dalla fine!!! (Democrazia e Rappresentanza).
La rappresentanza è il valore fondante di ogni democrazia, tanto più ampia è la possibilità di diversificare il confronto e l’espressione politica e sindacale, in tutti i contesti, tanto più grande è la possibilità di raggiungere livelli alti di equità e solidarietà sociale, di mediare le domande ed i bisogni, di colmare le esigenze primarie di un popolo e di dar spazio alle potenzialità insite in ogni individuo. … perché “L’uomo vivente è un gruppo” (P.J. Proudhon). Altro che trinomio sindacale (“L’altra Casta”),duopolio politico (gli odierni Bush e Clinton italiani), e monopoli dei poteri forti (Confindustria,Banche,Corporazioni,ecc.),tutti ectoplasmi determinati a semplificare,a sommare,a cancellare le identità, anelando un totale e stereotipato appiattimento culturale !
Quando il margine per esprimere pluralità e rappresentare istanze diverse viene ridotto, ciò che è più a rischio è proprio l’esistenza stessa della democrazia. Con la presentazione delle “Linee di Riforma della Struttura della Contrattazione” il Sindacato scrive una pagina rassegnata e subordinata della propria storia.Un Sindacato che avrebbe dovuto fare meno politica e più politica sindacale, abbracciando una dimensione globale della solidarietà e dell’uguaglianza, per confermarsi principe e garante di una imparziale mutualità, anche attraverso una reale estensione delle tutele sociali. “Il Sindacato non deve avere padroni, governi e neanche partiti” (G. Di Vittorio). Noi aggiungiamo che, oltre ad autonomo, dovrebbe essere indipendente.
Quello che doveva essere un momento di analisi profonda e verifica interna, da cui far emergere le incoerenze storiche che il mondo del lavoro vive in questo paese, con il pieno coinvolgimento della base e quindi dei lavoratori, è diventato un editto, una “direttiva” acritica, verticistica e dogmatica che, tradendo una malcelata paura, mira (sottilmente) alla conservazione delle posizioni e delle poltrone, preservandosi una continuità nella visibilità istituzionale e televisiva.
“L’avidità di onori turba la mente umana e oscura la visione del pericolo” (Esopo, Favole 199)
Entrare nel merito di una piattaforma fumosa, vaga e priva di riscontri oggettivi,“debilita” chi ancora crede in un Sindacato che non cerca lo scontro fine a stesso, bensì la virtuosa mediazione razionale ed equilibrata, tra istanze dissimili e diritti, avendo nei suoi compiti strutturali e nei suoi demandi principali la mission politica ed istituzionale di difendere la parte sociale più debole e vulnerabile. “In nessun paese, indipendentemente dal regime sociale, può aversi una società senza contrasti, a meno che non si eserciti un potere autoritario. E il movimento sindacale è il principale organizzatore, e se vuoi anche razionalizzatore, dei conflitti” (L. Lama).
Sembra troppo centrale e rindondante, pomposamente riduttivo, augurarsi il “miglioramento delle condizioni del reddito” attraverso il miglioramento della crescita della qualità, della competitività e della produttività delle imprese. Come se poi i lavoratori fossero, anche se con qualsivoglia delegazione, rappresentati nei Consigli d’Amministrazione e fossero quindi, coinvolti direttamente nelle pianificazioni strategiche aziendali.
Nel merito , oltre a rilevare le molte enunciazioni già chiaramente presenti nei CCNL, risulta evidente che se è reale l’esigenza di dover razionalizzare la molteplicità di un numero abnorme di questi ultimi (400), ed è auspicabile lavorare su un progetto di ”inflazione realisticamente prevedibile” che consenta ai salari di tenere il passo con l’inflazione reale (una volta forse si chiamava scala mobile sacrificata sull’altare della concertazione ), non si comprende la necessità di dover svuotare violentemente il CCNL della sua forza normativa e di garanzia, di equità su tutto il territorio nazionale, senza consumare un graduale, sperimentale e progressivo percorso intervallato (steps). Soprattutto, l’aver evidenziato, a soli 10 mesi dall’intesa del Protocollo del Welfare , la necessità di normare e perimetrare nuovi diritti che contrastino la atipicità-precarietà del lavoro, ed aumentino la sicurezza sui luoghi di lavoro, rende palese quanto la contrattazione nazionale andrebbe, di contro, rinvigorita. Viene demandata al 2° livello (tenendo conto delle diverse specificità settoriali e non territoriali) la trattativa (là dove si può fare) di una quota-parte di salario e la gestione sempre più ampia di istituti che diventerebbero ancora più flessibili, più discriminatamente negoziabili, senza che esista pari forza contrattuale. Le imprese opereranno e si proporranno come dei camaleonti rispetto a dove respirano. In alcune aree geografiche ed in gran parte del Mezzogiorno d’Italia non solo non esiste il Contratto Aziendale, ma è proprio il Sindacato che è assente.
DI FATTO SI ATTESTA UNA MESTA DERESPONSABILIZZAZIONE!
Si mente sapendo di mentire; da parte di chi è consapevole che, dove il 2° livello negoziale è forte, la trattativa può essere efficace,mentre in alcuni contesti ed aree territoriali, non garantisce gli stessi risultati, provocando anzi pericolose difformità economiche ed anche normative, in balia completa della sottocultura del ricatto, della deregolamentazione, dei più svariati condizionamenti e della non alternativa. Una estrema e variata polarizzazione delle salvaguardie ! … per tutelare il potere d’acquisto e per ridistribuire la produttività ! Il salario, sarà tutto retribuzione detassata di lavoro straordinario ? ? ?
In un articolo apparso sul Giornale il 14 novembre del 2000 il banchiere Tommaso Padoa Schioppa dichiarava: “Contratti Nazionali, piaga del Sud”, mentre in un altro articolo, ma nella stessa pagina, Marco Biagi, allora collaboratore di Prodi, sosteneva: “ Il Contratto Nazionale è un’esperienza del passato, anche se definirlo nocivo è, forse, un po’ forte. Bisogna consentire la contrattazione collettiva in realtà regionali e locali. Ho detto consentire, non imporre dall’alto. La strada giusta mi sembra quella che Confindustria e CISL hanno già indicato”.Pochi hanno il coraggio di dirlo, ma si ripropongono sotto nuove vesti le “gabbie salariali” senza che, ancora una volta, si pretenda dalle Aziende, anche in un ottica di Responsabilità Sociale, di rendere conto della mancata produttività, degli investimenti non fatti e dell’incapacità dei MANAGER (a dispetto delle remunerazioni), degli errori strategici,del mancato raggiungimento degli obiettivi e dello sfruttamento di manodopera sottocosto e clandestina. Su cosa si andrà a negoziare se ciò che appare è che, a fronte di uno scardinamento del CCNL e della sua forza , vengono offerti demandi posticci, avvisi comuni, processi di liberismo da subire passivamente, propositive dichiarazioni di principi non risolutivi, evanescenti e non riscontrabili ?
Il Sindacato figlio di Narciso, per fortuna ancora non tutto, quello sempre più artificioso e distante dalle effettive esigenze, non ha capito ciò di cui avrebbe vitale bisogno : riscoprire il ruolo di movimento nella società, riagganciare la propria peculiarità e la propria personalità, per come è stato e per come dovrebbe essere. Non rinunciando ad un’idea generale di libertà e giustizia sociale che vada oltre la realizzazione dell’utile immediato, o la limitazione dei danni, e che, decisa, si spinga verso una avanzata società democratica che metta al proprio centro le persone e non il profitto, o gli erogatori di prestazioni d’opera. Il lavoro che è ancora tutelato è ad un bivio : o estende le proprie tutele a chi non le possiede, oppure le perderà anch’esso.
L’equazione d’indirizzo, già in atto, è : concentrazione della ricchezza e della miseria crescente !
“I nostri avversari organizzano le loro forze mediante la potenza del danaro e l’autorità. Noi non possiamo organizzare le nostre, se non mediante la convinzione, la passione” (M.Bakunin 1872)
…mentre il pianeta muore lentamente, il mondo và… , nell’indifferenza, tra guerre, catastrofi e morti sul lavoro! I Dialoghi di Confucio descrivono la persona esemplare – il maestro – come “ chi continua a provare nonostante sappia che è inutile” .
La nostra aspirazione non è stata, non è, e non sarà, diventare maestri !!! (maggio 2008)

IL MOBBING “GLOBALE”


Per Mobbing si intendono tutti quei comportamenti violenti che si verificano sul posto di lavoro attraverso atti, parole, gesti, scritti vessatori, persecutori, intenzionali e, comunque lesivi dei valori della personalità umana e professionale, che arrecano offesa alla dignità o all’integrità fisica e psichica di una persona fino a mettere in pericolo l’impiego o fino a determinare il degrado del clima aziendale. Il mobbing rappresenta un disagio sociale perché colpisce vari aspetti della vita del lavoratore: l’azienda, la famiglia, il gruppo di amici.
Il MOBBING PSICOSOCIALE può essere verticale (discendente/dall’alto) oppure orizzontale. Quello verticale o dall’alto può essere definito Pianificato (o politico- strategico) quando un’azienda mette in atto strategie persecutorie dirette o indirette, per rendere impossibile la vita ad uno o a più dipendenti sgraditi, in modo da costringerli a licenziarsi.Il pensiero dominante dell’azienda in cui si verifica questo tipo di mobbing è caratterizzato dal fatto che e i lavoratori devono essere disposti ad accettare tutto, pur di conservare il posto di lavoro.
Il mobbing verticale si classifica in 1) Mobbing Organizzativo (o strategico) quando un’azienda cerca di adattarsi in vari modi ai cambiamenti di mercato.Per far fronte ai problemi di ordine politico ed economico l’azienda attua delle strategie mobbizzanti. 2) Mobbing Corporativo che è rappresentato da tutti quei comportamenti mobizzanti che sono effettuati dai datori di lavoro: aumento delle ore lavorative; negare le ferie e i congedi per malattia; spiare e controllare i dipendenti (Circolare IRT N°70 planning); esternalizzare attività acquisendo solo lavorazioni temporanee ed instabili dirottando altrove convenzioni appetibili (ENPAM); chiudere continuamente Sportelli perdendo il contatto con il territorio senza generare servizi sostitutivi ed alternativi; costringere a quotidiane mobilità kilometriche per raggiungere i luoghi di lavoro e stipare risorse umane in strutture dove mancano anche le collocazioni logistiche (L.626); trascurare la formazione e la rivalutazione dei profili professionali realizzando anzi delle operazioni atte a dequalificare i dipendenti; creare ruoli sempre più flessibili e mutevoli (i cosiddetti multiskilling) calati in un contesto di “azienda piatta” con una diffusione verso il basso delle responsabilità senza che a ciò corrisponda un adeguato riconoscimento (anche salariale); produrre progetti industriali confusi e soggetti a continue mutazioni per cui alla fine si traducono in mancanza di obiettivi da condividere; badare solo al contenimento dei costi (del personale) dimenticando i ricavi (sviluppo e rilancio); suscitare eccessiva precarietà e logorante disagio; indicare come normale stato di benessere vantaggioso il modello globale della perenne “insicurezza lavorativa”; tentare di relegare nell’angolo o tentare pericolosi isolamenti sindacali antistorici ; ecc.ecc.ecc. .
Sempre più frequenti sono i casi di mobbing verticale, in cui l’azienda mette in atto strategie con l’obiettivo di costringere i lavoratori a licenziarsi o ad “accettare tutto” o a “distaccarsi”, trascurando quelle che sono le conseguenze per la stessa azienda: riduzioni della capacità produttiva e dell’efficienza lavorativa, elevati tassi di assenteismo, la tendenza ad ingigantire i piccoli problemi, la continua ricerca di capri espiatori. A seguito del mobbing psicosociale nell’azienda aumentano i costi (malattie, sostituzioni, spostamenti, prepensionamenti e vertenze, ecc.ecc.). La rappresentazione del mobbing è costituita dai Mobbers ( coloro che lo attuano), dai Mobbizzati, (coloro che lo subiscono), dagli Spettatori che si dividono in side-mobber (che favoriscono l’autore delle vessazioni attraverso determinati comportamenti che possono essere anche sindacali),gli indifferenti (che non intervengono in favore della vittima), gli oppositori (coloro che aiutano la vittima cercando una soluzione al conflitto). Restando principali gli obiettivi sindacali della salvaguardia del posto di lavoro ed il rispetto delle leggi e dei contratti, essenziale risulta l’informazione.Elaborare azioni e comportamenti che promuovono il senso della solidarietà fra i lavoratori, esaltino i valori dei sentimenti ed il carattere prioritario degli obiettivi collettivi rispetto a quelli individuali, ed infine sfatino i miti dell’individualismo e della non condivisione.
La gestione delle risorse umane dovrebbe perseguire l’efficacia e l’efficienza delle organizzazioni e quindi di gruppi di persone che lavorano. Per questo, c’è la consapevolezza che gestire risorse umane dovrebbe significare “creare benessere”.
Purtroppo, è ancora diffusa la convinzione che le soluzioni di un qualsiasi problema discendano sempre e solo dalle teorie, dai piani industriali e che quindi da un monitor lontano si possa gestire e risolvere tutto, provvedendo magari all’invio di circolari a cascate (e-mail). L’approccio strategico ai problemi umani applica il procedimento inverso. La concreta capacità di modulazione al contesto, nell’adattamento applicativo, e le relative soluzioni dovrebbero generare le teorie e non viceversa.
In PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE si parla di relazione simmetrica quando le comunicazioni ed i comportamenti dei comunicanti sono basate sull’uguaglianza. Si parla invece di relazione di complementarietà, quando le comunicazioni ed i comportamenti sono basati sulla differenza, in modo che una parte assume la direzione, il comando della relazione (in posizione one-up), e l’altra la segue (one-down).
Il sistema di comunicazioni delle relazioni umane (e quindi riteniamo anche sindacali) dovrebbe oscillare alternativamente e continuamente tra simmetria e complementarietà, e questo dovrebbe aumentare il numero delle soluzioni possibili di un conflitto, riuscendo a mantenere delle relazioni funzionali. Quando avviene l’irrigidimento su un solo modello interattivo si osservano fenomeni conflittuali. Chi teme e demanda il confronto o lo trasferisce in sontuose sedi blindate, ammette debolezza; una obiettiva difficoltà nel far “vedere il futuro” ai lavoratori con il relativo quadro complessivo/organizzativo ed una arrogante intolleranza nell’affrontare democratiche e libere comparazioni costruttive, finalizzate a delineare percorsi condivisibili per il “funzionamento standardizzato” della nostra azienda.
HOLDING : “Società finanziaria che non produce beni o servizi (holding pura).La holding possiede e gestisce partecipazioni in altre imprese allo scopo di controllarne l’attività o di realizzare guadagni. Grazie a delle costruzioni meramente finanziare, i proprietari di una holding possono gestire materialmente una società con quote di capitale di gran lunga minori di quelle che sarebbero necessarie possedendo direttamente azioni della controllata”. (F.Teulon)
Negli Stati Uniti si chiamano DIRTY STRATEGY, ovvero strategie sporche, le strategie finalizzate da una parte all’indebolimento del lavoratore fino ad indurlo a lasciare il proprio lavoro o ad offrire la propria disponibilità su tutto, dall’altra ad un progressivo sgretolamento ed impoverimento del ruolo del sindacato aziendale. (2001)

L’IMPLOSIONE DELLA GLOBALIZZAZIONE


Gli economisti prevedono che il debito federale degli USA nel 2009 arriverà a 2.000 miliardi, di cui 1.300 ereditati dall’amministrazione Bush. RESPONSABILITA’,TRASPARENZA E FIDUCIA. Il Presidente Obama ha annunciato i principi che dovranno ispirare le nuove regole per i mercati e le istituzioni finanziarie, tesi a impedire il ripetersi di una crisi come quella attuale che, riteniamo globale perchè ha cause globali, frutto di grandissimi squilibri e di grandi criticità determinate da operazioni troppo “a debito”.
Una recessione non ordinaria ed eccezionale, partita dall’universo finanziario e creditizio che inevitabilmente si espanderà all’economia reale: redditi, consumi, produzione, ecc. .
In un paese, come gli USA, dove la metà della ricchezza delle famiglie è investita in Borsa, il governo si riserverà il diritto di controllare più da vicino l’ampiezza e la potenziale gravità dei rischi assunti da ogni istituzione finanziaria, imponendo una disciplina di bilancio.
I ministri ed i funzionari dovranno monitorare la spesa degli 800 miliardi di dollari del piano di stimolo per l’economia, il più massiccio piano di intervento pubblico dai tempi della grande depressione (1929), anche attraverso l’acquisizione di pacchetti di azioni ordinarie con diritto al voto. Gli istituti finanziari avranno bisogno di una effettiva sorveglianza, soprattutto se la Fed, in quanto prestatore di ultima istanza, fornirà risorse dei contribuenti.
“ La gente dovrà sapere come vengono usati i loro soldi’’. Obama ha programmato il ritiro delle truppe dall’Iraq: sono 190 i miliardi spesi dagli USA in Afghanistan e in Iraq, investire dov’è necessario, tagliare dove non si ha bisogno, senza rinunciare però a riformare la sanità (634 miliardi di dollari distribuiti su 10 anni), a puntare sulle energie alternative e ad allargare le opportunità d’istruzione.
Insomma una operazione audace: ricostruire il capitalismo americano su basi diverse, introducendo una nuova concezione dell’etica negli affari. Il Presidente ha parlato al consumatore americano di ripresa e ricostruzione (recovery), al contribuente di responsabilità fiscale, mentre ai lavoratori ha promesso un ruolo più attivo dello stato nel promuovere l’attività economica, l’assistenza sociale, i servizi pubblici.
Sul tema bollente dei bonus (i supercompensi dei manager) ha accelerato il processo di ridimensionamento delle retribuzioni già in corso a Wall Street e negli altri settori in crisi.
Si è assistito, colpevolmente ed in modo inerte, alla realizzazione della teoria marxista della Concentrazione della Ricchezza (nelle mani di pochi) e della Miseria Crescente (della moltitudine).
Dal rapporto FAO sono 963 milioni le persone che soffrono la fame, 40 milioni in più del 2007.
Il liberismo americano è stato fiaccato: la società senza classi si è cominciata a dividere in caste ed il colpo di grazia è arrivato con l’ottusa pratica dei compensi illimitati ai manager che si è diffusa selvaggiamente. Un problema funzionale ma anche etico come sostenuto sul Financial Times da Nassim Nicholas Taleb, il guru della gestione dei rischi. Il capitalismo si basa su incentivi e disincentivi, ma i finanzieri hanno conosciuto solo il segno più.
I dirigenti dovranno rispondere dei loro atti e delle loro decisioni.
E’ improcrastinabile, dunque, un codice di regole non limitate alla finanza (Legal Standard di Tremonti) che, dovrà riguardare, secondo noi più in generale, anche il mercato globale del lavoro.
Lo stesso Keynes, nell’ambito delle fasi della fluttuazione economica, in condizioni di depressione congiunturale, ricorre all’investimento addizionale pubblico ammettendo l’intensificazione, da parte del fisco, dell’imposizione sulle persone di maggiore capacità contributiva, le quali, anche se vedono decurtato il loro reddito dall’imposta, modificano di poco le spese di consumo.
Se gli interventi pubblici mirano ad aumentare i consumi, conviene che essi siano tali da accrescere il reddito dei disoccupati e dei non abbienti (inclini a spendere tutta la maggior parte di reddito che ricevono). H. Ford: “Pago i miei operai, così possono comprare le mie automobili”.
La spesa pubblica addizionale deve creare una domanda addizionale sufficiente ad incrementare la produzione attraverso l’impiego pieno e totale delle forze del lavoro. Una delle tante forme di questa spesa addizionale è quella di dare denaro ai disoccupati. A gennaio negli USA il tasso di disoccupazione è di 7,6%, il numero di disoccupati è aumentato del 2,7% nell’ultimo anno.
La propensione marginale al consumo è il rapporto tra la variazione del consumo e la contemporanea variazione del reddito ed è essa che guida le politiche di intervento statale intese ad aumentare il reddito disponibile delle famiglie. Queste politiche ricorrono alle spese pubbliche, che immettono reddito sul mercato,o alla riduzione delle imposte,che lasciano un maggior reddito disponibile nelle mani dei contribuenti.
In Italia, questa epocale decadenza economica, causata dalla cosiddetta Finanza Creativa, viene affrontata con:
> La limitazione della libertà di stampa (intercettazioni); > Il ritorno al nucleare;
> Il non controllo diretto dello Stato sugli Istituti di Credito, perché costituirebbe un attentato all’indipendenza del sistema; > L’istituzione delle ronde per la sicurezza pubblica; > La restrizione della libertà di sciopero; > Il taglio di fondi per l’istruzione; > Uno sconto per l’acquisto di un’automobile, di un frigorifero o di una lavatrice; > La riduzione della Libertà individuale; > La semplificazione della rappresentatività sindacale; > Il rifinanziamento per il ponte sullo stretto di Calabria/Sicilia; > Il calo dell’occupazione e l’aumento della cassa integrazione; >L’intoccabilità delle rendite e degli stipendi dei manager.
I Tremonti Bond (a metà strada tra obbligazioni e azioni, sottoscritte dallo Stato); ossia separare il bene dal male.
L’intervento statale addizionale italiano, partito in ogni caso in ritardo, tende, attraverso finanziamenti di denaro pubblico elargiti direttamente alle Banche interessate, ad accrescere il patrimonio di quest’ultime e quindi ad aumentare la liquidità e la possibilità di erogare, una volta calcolato il fattore di rischio, credito agevolato alle medie-piccole imprese che costituiscono il volano per la maggior parte della produttività nazionale.
A fronte del costo delle cedole e del conseguente tasso applicato dagli Istituti, queste stesse aziende, se non avranno la sicurezza di vendere le proprie merci, decideranno di accedere ai prestiti senza rischiare poi un’insolvenza?
I container, una volta simbolo della globalizzazione opulenta ed ora scatole vuote, sono fermi sulle navi. Da Singapore ad Amburgo fino ai porti italiani, sono i segni tangibili della crisi.
Da ciò la necessità di poter consentire ai componenti dell’ultimo anello della filiera, consumatori, cittadini e lavoratori, di acquistare attraverso una maggiore redditività e disponibilità salariale.
L’intervento governativo italiano, pur prevedendo una capitalizzazione di chi ha, irresponsabilmente, immesso nel mercato gli articoli tossici, non opera una incisiva politica sui salari, risultando dunque un intervento addizionale parziale, settoriale, inefficace e che può innescare un meccanismo pericoloso, rischiando, alla fine, di mettere la polvere sotto il tappeto.
Alla luce dello scenario attestato, che avrà l’apice della depressione nel 2009, il Settore della Riscossione dei Tributi (Equitalia) dovrà ricoprire un ruolo importante soprattutto nella lotta contro la grande evasione, e dovrà fronteggiare un probabile ampliamento della riscossione coattiva.
Per l’anno 2009, come se la recessione non esistesse ed i cittadini/contribuenti non saranno più indigenti, l’Holding Equitalia ha innalzato i risultati di riscossione di gruppo rispetto al 2008, con il rischio che ogni singola azienda non raggiungerà gli obiettivi e conseguentemente i lavoratori non percepiranno gli incrementi previsti dal sistema incentivante.
Una piccola povertà che si aggiungerà a quella nazionale ed a quella insensata e assurda, forse irrecuperabile, del mondo.
Non vorremmo credere ancora a quella iniqua dottrina liberista, secondo la quale “la crisi di qualcuno è un’occasione di guadagno per qualcun altro”, come, quasi sempre, storicamente accade. (marzo 2009)

LA RICETTA DELL'INTUIZIONE


COME PENSA UN GENIO?

UN DONO NATURALE?
Non esiste un metodo rigoroso che definisca il genio, tanto che il titolo viene attribuito a persone con caratteristiche molto diverse tra loro.
Immanuel Kant affermò che è una qualità che non può essere insegnata o trasmessa, ma è misteriosamente concessa dalla natura, per lui il genio crea le proprie leggi (Critica del Giudizio) .
Una teoria oggi poco condivisa da chi studia i percorsi che permettono ad alcuni individui di acquisire capacità eccezionali. “A differenza di quanto comunemente creduto, il genio non è un dono speciale elargito per magia a pochissimi fortunati ” sostiene Michael Howe, psicologo della Exeter University, in Gran Bretagna.
“I geni arrivano a realizzare le opere o ad effettuare le scoperte in due fasi piuttosto lunghe, e che in parte si sovrappongono: la prima in cui acquisiscono capacità particolari che poi utilizzano, la seconda in cui esprimono la creatività che li porterà alla scoperta o al capolavoro ”.
L’analisi delle biografie delle persone eccellenti ha permesso a Howe di individuare una serie di caratteristiche comuni: un grande interesse per il proprio lavoro, un impegno costante, un forte senso di indipendenza, una concentrazione feroce, la tolleranza alle frustrazioni e la capacità di sopportare uno sforzo mentale prolungato. Nessuna magia, insomma, ma tanta perseveranza.
La pratica assidua nell’uso del cervello sembra essere la chiave: l’organo si allena, tanto da dare l’impressione di un talento naturale ed innato.
Il PENSIERO CHE TRASFORMA
Secondo David Perkins, studioso di intelligenza artificiale e docente alla Harvard Graduate School of Education, la caratteristica del genio è il “pensiero trasformativo”: un tipo particolare di ragionamento che arriva a generare nuove soluzioni, mai sperimentate prima, e che può essere simboleggiato dalla storica esclamazione attribuita ad Archimede (”Eureka”).“ Ma il momento decisivo dell’eureka, quello che rompe col passato, è soltanto una delle fasi, la più intensa e la più spettacolare, di un processo ben più complesso” dice Perkins.
“A precedere la soluzione trasformativa c’è una lunga fase di ricerca e approfondimento con scarsi progressi apparenti, che può durare anni o decenni e che è necessaria per raggiungere una conoscenza profonda dell’argomento”.
A un certo punto, però, avviene qualcosa: a stimolare l’intuito può essere un episodio (la mela di Newton), oppure un ragionamento esclusivamente mentale, che porta al cosiddetto scatto cognitivo: tutti i pezzi del puzzle si ricompongono e la soluzione appare chiara.
Howard Gardner, lo psicologo americano che ha teorizzato le intelligenze multiple, sostiene che al di fuori del loro contesto molte persone considerate eccezionali risultano scialbe e deludenti.
Uno degli strumenti che utilizzava più spesso Leonardo era l’analogia, cioè la messa in relazione di aspetti della realtà apparentemente scollegati : “ L’aria è piena di infinite similitudini delle cose: tutte si rappresentano in tutte, e tutte in una, e tutte in ciascuna”.
Michael Gelb, fondatore dell’High Performance Learning Center, sostiene che Leonardo sia stato l’ispiratore di due tecniche di pensiero molto moderne come il brainstorming e il mind mapping.
Il brainstorming , letteralmente “ tempesta di cervelli ”, è un concetto proposto da Alex Osborn negli anni trenta ed è basato sul principio che le idee si innescano l’una con l’altra con una sorta di reazione a catena, tanto più se ciascuno, una volta che è stato focalizzato il problema, viene lasciato libero di esprimere spontaneamente ogni soluzione gli passi per la testa.
Il mind mapping, teorizzato da Tony Buzan, è uno strumento utilizzato per ricordare e organizzare meglio informazioni e idee connesse le une con le altre : per costruire una mappa mentale si parte da un concetto principale e si crea una struttura ad albero, collegando in modo gerarchico i concetti da questo derivati.
IL DRAMMA DELL’ANTICIPATORE
Il bisogno di andare oltre i limiti ha portato Leonardo ad anticipare, anche di centinaia di anni, innumerevoli scoperte e invenzioni. Il biografo Dmitrij Merezkovskij lo definì “uno che si sveglia troppo presto mentre tutti gli altri attorno a lui dormono ancora”. Precorreva il futuro ma si scontrava inesorabilmente con i limitati mezzi tecnici del presente.
Ma il merito principale di Leonardo è stato quello di aver dimostrato che la ricerca della bellezza e la ricerca della verità non sono incompatibili. Tra arte e scienza, per lui, non c’è confine.
Se ogni giorno migliaia di persone si accalcano al Louvre per vedere e fotografare la Gioconda, fenomeno unico al mondo, una ragione ci sarà. E forse basta a definire il suo creatore un genio.
“ Un intellettuale non dovrebbe avere né religione né patria e neppure convinzioni sociali. Scetticismo assoluto occorre” (Gustave Flaubert – Lettere)
“ L’uomo intelligente, colui che non sarà mai d’accordo con nessuno, deve rassegnarsi ad amare la conversazione degli imbecilli e la lettura dei cattivi libri. Né trarrà godimenti amari, che lo compenseranno largamente della fatica “ (Charles Baudelaire)
INTELLIGENZA: La capacità della mente di affrontare effettivamente - con l’impegno della memoria, dell’immaginazione e del pensare concettuale – i problemi pratici e teorici che si trova dinanzi. L’intelligenza è più comprensiva dell’intelletto che è principalmente concettuale. INTUITO: Conoscenza immediata di qualcosa senza intervento della riflessione.
GENIO: Nella mitologia greco-romana, divinità tutelare della vita di ognuno.
Originariamente la parola si applicava ad un demone, come la voce interiore di Socrate. Durante il secolo VII venne collegata alla teoria platonica dell’ispirazione ed applicata al rifiuto di regole troppo rigide in arte. Definì allora il vero artista e distinse la sua immaginazione creativa dal ragionamento logico dello scienziato. Talento inventivo o creativo nelle sue manifestazioni più alte. Entità astratta. Tendenza naturale per qualcosa.

lunedì 29 marzo 2010

IL PREZZO PAGATO DAI PAESI POVERI (Repubblica 25/09/2009) a firma di Kofi Annan, Amartya Sen, Michel Camdessus



“L’alto livello di apprensione sarà pure sceso tra i membri dei consigli di amministrazione delle società e nei mercati azionari, ma il dramma quotidiano per la sopravvivenza della grande maggioranza della popolazione mondiale continua. Anzi, per molte persone si è anche aggravato, nei villaggi, nelle strade e nelle campagne dei paesi meno sviluppati del mondo, in particolare in Africa. Le Nazioni Unite e la Banca Mondiale prevedono che gli effetti diretti e indiretti del tracollo economico saranno sentiti nel mondo per molto tempo ancora. I posti di lavoro e il reddito non ci sono più e le opportunità sono svanite. Decine di milioni di persone si sono aggiunte ad altre centinaia di milioni che si trovavano già sotto la soglia della povertà, cancellando i pregressi compiuti nel conseguimento dei Millennium Development Goals.” … “Gli scettici ora temono che, la minaccia di un tracollo finanziario adesso è percepita, giusto o sbagliato che sia, come gestibile, il summit di Pittsburgh si concluderà con un compromesso debole che rifletterà le divergenze tra gli interessi nazionali e non l’urgenza della necessità di trovare il modo di affrontare le questioni del cambiamento climatico, della povertà cronica e dell’inefficace governance globale.
I leader del G20 devono ancora una volta dimostrarsi in grado di gestire le pressioni interne, di superare agende fitte e di resistere alle tentazioni populistiche, oltre a dimostrare che gli scettici hanno torto.”

L'UNICO E LA SUA PROPRIETA' di MAX STIRNER

" Io ho fondato la mia causa su nulla! "
Questa affermazione apre e conclude il libro si Stirner, con essa l'autore sintetizza la sua filosofia: la filosofia dell'egoismo, del singolo,dell'unico; " Io che al pari di Dio e dell'umanità sono il nulla di ogni altro, io che sono il mio tutto,io che sono l'unico! " Max Stirner con la sua opera distrugge tutta la filosofia del suo tempo, detronizza Hegel e Feuerbach sbattendoli nel più profondo degli abissi; per Stirner le idee, in quanto non sono materia, non possono esistere realmente, e quindi critica Hegel, il quale diceva che è tutto un'idea, e critica Feuerbach, accusandolo del fatto di aver soltanto dato un altro volto a Dio, ovvero di averlo chiamato uomo (umanizzato) e Bauer. Nel suo libro Stirner punta il dito contro tutto ciò che gli sta intorno,la Chiesa,lo Stato,i liberali etc… E' la vera "filosofia del martello", che non si fa alcun scrupolo a far tramontare completamente alcune delle tesi degli altri filosofi del suo tempo e non solo. Stirner nel suo scritto inneggia all'egoismo, alla individualità propria e assoluta; incoraggia gli uomini alla ribellione (insurrezione) perché essa deriva da uno stato di insoddisfazione e malcontento di sè e non alla rivoluzione, perché essa sarebbe qualcosa di organizzato, di politico. Inoltre inneggia all'insurrezione poiché essa non vuole cambiare la costituzione vigente ma bensì annientarla, al contrario della rivoluzione, che vorrebbe solo cambiarla. Stirner è stato guardato con sgarbo da Chiesa e Stato: c'è chi lo credeva addirittura il male fatto persona; ma in realtà egli era un ribelle interiore, un teorico. Da qualsiasi punto di vista sia letto, "L'Unico e la sua proprietà" è un capolavoro, un'opera d'arte nella sua sublime completezza: nel libro c'è una spiegazione a tutte le idee, i concetti proferiti dall'autore, ed è questo a rendere il suo scritto così gradevole. E' certamente un libro difficile da accettare se si è convintamene devoti a Stato e Chiesa; a queste persone consiglio comunque di analizzare nel modo più oggettivo possibile le parole di Schmidt, che sono una compagine perfettamente unita,come già suddetto, di concetti, certo molto duri da comprendere e poter pensare come reali, ma è lo stesso Stirner a farci luce su quella che chiamiamo "utopia", ed infatti egli scrive: " L'utopia è l'irrealizzato, non l'irrealizzabile. " Nelle sue circa 380 pagine, "L'Unico e la sua proprietà" combatte contro tutto ciò che sta al di sopra dell'egoista, dell'unico; nelle parole di Stirner si sente palesemente quella voglia di rivincita da parte dell'uomo singolo, questo concetto si esprime così: " riconduci l'io da dov'è nato, ovvero in te stesso, e non alienarlo in Dio o nell'umanità ". Stirner vuole valorizzare l'uomo singolo ed anche la proprietà (al contrario del comunismo che vorrebbe invece abolirla), ed infatti leggiamo nella sua opera :" valorizza la tua proprietà! " L'Unico e la sua proprietà si può sintetizzare-per quanto questo sia possibile, vista la sua mole del libro- negli ultimi sprazzi di inchiostro dello scritto: " Proprietario del mio potere sono io stesso, e lo sono nel momento in cui so di essere unico. Nell'Unico il proprietario stesso rientra nel suo nulla creatore, dal quale è nato. Ogni essere superiore a me stesso, sia Dio o l'uomo, indebolisce il sentimento della mia unicità e impallidisce appena risplende il sole di questa mia consapevolezza. Se io fondo la mia causa su di me, l'unico, essa poggia sull'effimero, mortale creatore di sé che se stesso consuma, e io posso dire: Io ho fondato la mia causa su nulla. " L'anarchia può però essere appannaggio tanto delle sinistre quanto delle destre ed è per questo che se la Sinistra, ispirandosi a Bakunin, mira all'individualismo come estrema libertà, la Destra, invece, (ispirandosi a Stirner) tende all'individualismo come superiorità del singolo sulle masse. In L'unico e la sua proprietà , Stirner arriva a sostenere che ad esistere è solo l'individuo e ciò che per lui conta è, paradossalmente, solo lui stesso; tutto il resto (le cose, gli animali e perfino gli altri uomini) è solo uno strumento per l'affermazione di sè. Il mondo stesso viene concepito come strumento volto ad attuare la realizzazione del singolo. Se Kant ha riconosciuto (nella Critica della ragion pratica ) che nell'uso strumentale che facciamo delle persone non possiamo non tenere presente che esse hanno un valore intrinseco, Stirner dice che l'unico fine, l'unico valore per noi stessi, paradossalmente, siamo noi stessi e tutti gli altri sono semplici mezzi per realizzare i propri fini.

I MURI DELLA VERGONA






Vent’anni fa il 9 novembre 1989 iniziava lo smantellamento del muro di Berlino e sotto la spinta emotiva di quelle immagini che per giorni, per mesi, hanno fatto il giro del mondo ha ripreso vita il sogno di un’Europa unita e di “muri” e divisioni abbattibili tra i popoli.
Il muro che è stato e sarà sempre ricordato come il simbolo della divisione era una barriera alta circa tre metri e mezzo e lunga più di 155 km, eretto nel 1961 divise la città in due, ferendola nella sua unità, separando vite, storie, affetti. Furono i berlinesi a denominarlo “Schandermaner” Muro della Vergogna, e d’allora questa definizione è stata utilizzata per definire quelle barriere o quei confini che oltraggiano uomini e popoli.
Il muro è stato abbattuto ed il mondo si prepara a ricordare ed a festeggiare trionfalmente quella “caduta” nel suo ventennale, ma quel muro deve farci ricordare i muri della vergogna ancora in piedi.
Lista dei muri chiamati “Muri della Vergogna”
La Barriera di separazione tra Stati Uniti e Messico, lungo la frontiera tra i due paesi, in particolare a Tijuana, detto anche Muro messicano o Muro di Tijuana.
Il Muro Marocchino o Muro del Sahara Occidentale (iniziato nel 1983), che separa i territori occupati dal Marocco da quelli sotto il controllo della RASD(Repub.Democrat.Araba dei Sahrawi).
La Barriera di separazione di Ceuta e Melilla, lungo la frontiera tra le due enclavi spagnole ed il Marocco.
Il Muro di Sicurezza del Quebec.
La Barriera di separazione israeliana in Cisgiordania (2002) che separa Israele dalla Cisgiordania e che di fatto ha determinato l’annessione da parte di Israele di una parte dei territori palestinesi.
Il Muro di Padova , recinzione di 80 metri che separa il ghetto di via Anelli dalle altre strade del quartiere.
Il Muro di Selargius e Quartucciu, in provincia di Cagliari, che divide i due comuni in un tratto, separando una zona popolare del primo comune da una residenziale del secondo. /Incredibile ma vero!!!!/. (Katia Maida)

ELEVAZIONE (Elévation) di Charles Baudelaire


Al di sopra degli stagni, al di sopra delle valli,
delle montagne, dei boschi, delle nubi, dei mari,
oltre il sole e l'etere,
al di là dei confini delle sfere stellate,
spirito mio tu ti muovi con destrezza e,
come un bravo nuotatore che si crogiola sulle onde,
spartisci gaiamente, con maschio,
indicibile piacere, le profonde immensità.

Fuggi lontano da questi miasmi pestiferi,
va' a purificarti nell'aria superiore,
bevi come un liquido puro e divino
il fuoco chiaro che riempie gli spazi limpidi.

Felice chi, lasciatisi alle spalle gli affanni
e i dolori che pesano con il loro carico
sulla nebbiosa esistenza, può con ala vigorosa
slanciarsi verso i campi luminosi e sereni;

colui i cui pensieri, come allodole,
saettano liberamente verso il cielo del mattino;
colui che vola sulla vita e comprende agevolmente
il linguaggio dei fiori e delle cose mute.

ECOSISTEMA A RISCHIO


“Ecosistema a rischio” è il titolo di un documento elaborato dalla Protezione Civile e da Legambiente a novembre 2008 e drammaticamente messo in risalto dalla frana che ha colpito Messina ed il suo hinterland, con un bilancio, ancora purtroppo parziale, di 25 vittime.
La sua intestazione ufficiale è “MONITORAGGIO SULLE ATTIVITA’ DELLE AMMINISTRAZIONI COMUNALI PER LA MITIGAZIONE DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO Indagine realizzata nell’ambito di “operazione fiumi 2008”, campagna nazionale di monitoraggio, prevenzione e informazione per l’adattamento ai mutamenti climatici e la mitigazione del rischio idrogeologico di Legambiente e del Dipartimento della Protezione Civile.”
Nel rapporto si dichiara testualmente che “ il ricorrere di eventi calamitosi dipende soprattutto da un modello intensivo e poco programmato del territorio. Ad aggravare un quadro già così delicato contribuiscono anche gli effetti dei mutamenti climatici…Se nell’ ultimo secolo è diminuito il numero medio annuo dei giorni di pioggia, contemporaneamente, è aumentata l’intensità delle precipitazioni, che sono sempre più violente e si concentrano in periodi di tempo sempre più brevi.”
Leggiamo ancora…” Il rischio frane e alluvioni interessa praticamente tutto il territorio nazionale. Sono ben 5.581 i comuni a rischio idrogeologico, il 70% del totale dei comuni italiani di cui 1.700 a rischio frana, 1.285 a rischio alluvione e 2.596 a rischio sia di frana che di alluvione. Il nostro territorio è reso più fragile dall’abusivismo, dal disboscamento dei versanti e dall’urbanizzazione irrazionale. “ Le regioni che detengono il triste primato di comuni più a rischio sono la Calabria, l’Umbria e la Valle d’Aosta seguite da Marche e Toscana.
Conformazione del territorio, mutamenti climatici, terremoti, cataclismi naturali nulla comunque hanno a che vedere con le devastazioni dovute all’incuria ed agli abusi compiuti dall’uomo sul territorio, come nulla hanno a che vedere con operazioni puramente delinquenziali nelle costruzioni al “risparmio”, nei condoni che legalizzano l’abusivismo, negli interventi di manutenzione del territorio e delle opere pubbliche (vedi il sistema viario) avulse da una programmazione globale.
Forse in questo paese, bellissimo e fragile, bisognerebbe cominciare a capire da che parte stare…se continuare a progettare opere faraoniche come il Ponte sullo Stretto e le centrali nucleari oppure investire sulla messa in sicurezza del paese per convivere con quelle che sono le nostre specifiche caratteristiche territoriali. (Katia Maida)

sabato 27 marzo 2010

LETTERA DI UN CITTADINO DELL'ITALIANISTAN

Salve,sono un cittadino dell'Italianistan.Vivo a Milano 2,in un quartiere costruito dal Presidente del Consiglio.Lavoro a Milano in un'azienda di cui è principale azionista il Presidente del Consiglio.Anche l'assicurazione dell'auto con cui mi reco a lavoro è del P.del C.,come del Presidente del Consiglio è la mia previdenza integrativa.Mi fermo tutte le mattine a comprare il giornale di cui è proprietario il P.del C..Quando devo andare in banca,vado in quella del Presidente del Consiglio.Al pomeriggio,quando esco dal lavoro,vado a fare la spesa in un ipermercato del P.del C.,dove compro prodotti realizzati da aziende pertecipate dal Presidente del Consiglio.Alla sera,se decido di andare al cinema,vado in una sala del circuito di proprietà del P.del C.,e guardo un film prodotto e distribuito da una società del Presidente del Consiglio:questi film godono anche di finanziamenti pubblici elargiti dal governo presieduto dal Presidente del Consiglio.Se invece la sera rimango a casa,spesso guardo la TV del P.del C.,con decoder prodotto da società del P.del C.,dove i film realizzati da società del Presidente del Consiglio sono continuamente interrotti da spot realizzati dall'agenzia pubblicitaria del Presidente del Consiglio.Seguo molto il calcio,e faccio il tifo per la squadra di cui il P.del C. è proprietario.Qando non guardo la TV del P.del C. guardo la RAI,i cui dirigenti sono stati nominati dai parlamentari che il Presidente del Consiglio ha fatto eleggere.Quando mi stufo navigo in internet,con provider del Presidente del Consiglio.se però non ho propria voglia di TV o di navigare in internet leggo un libro,la cui casa editrice è di proprietà del Presidente del Consiglio.Naturalmente,come tutti i paesi democratici e liberali,anche in Italianistan è il Presidente del Consiglio che predispone le leggi che vengono approvate da un Parlamento dove molti deputati della maggioranza sono dipendenti ed avvocati del Presidente del Consiglio,che governa nel mio esclusivo interesse,per fortuna!

martedì 23 marzo 2010

IMAGINE


Immagina che non ci sia più il paradiso
facile se ci provi,
nessun inferno sotto i nostri piedi
e sopra di noi solo il cielo,
immagina che tutte le persone vivano
solo per questo giorno

immagina che non ci siano nazioni
non è difficile
nessuno da uccidere o per cui morire
e nemmeno alcuna religione
immagina che tutte le persone vivano
la vita in pace

puoi dirmi che sono un sognatore
ma non sono l’unico
spero che un giorno tu ti unisca a noi
e che il mondo possa esistere come unico

immagina di non possedere nulla,
voglio vedere se puoi farlo,
nessun bisogno di provare astio o rabbia,
solo a fratellanza dell’uomo
immagina tutte le persone che
condividono il mondo

puoi dirmi che sono un sognatore
ma non sono l’unico
spero che un giorno tu ti unisca a noi
e che il mondo possa esistere come unico.
(J.Lennon)