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TRANSLATE THE LANGUAGE


giovedì 29 aprile 2010

LENTAMENTE MUORE

Lentamente muore
chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente
chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle "i"piuttosto che
un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza
per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita
di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare,
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna
o della pioggia incessante.
Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza
porterà al raggiungimento di una splendida felicità.
(Martha Medeiros)

domenica 25 aprile 2010

L'UNITA' D'ITALIA E' SOLO UN RICORDO




"...ora tutto sembra dissolto. Lo Stato si disfa sotto gli appetiti e la cupidigia; la nazione sta cessando di esistere nell'indifferenza sempre più diffusa. Non c'è un soprassalto collettivo contro ciò che avviene sotto i nostri occhi. L'indignazione è diventata quasi una professione di pochi. ... Quando il regionalismo arriva al limite di imporre nelle scuole maestri e docenti nati sul territorio e capaci di insegnare il dialetto locale come presupposto alla capacità di insegnare cultura, vuol dire che è in atto la scissione non più silenziosa ma dichiarata orgogliosamente dalla nazione e dallo Stato che la rappresenta. ... Ciò che non è normale è quando il senso civico si trasforma in puro egoismo e localismo e i paesi si cingono di torri e porte e mura merlate e difendono il territorio dalla contaminazione degli altri." (Eugenio Scalfari da Repubblica)

giovedì 15 aprile 2010

DALLA SECESSIONE AL FEDERALISMO, AL FEDERALISMO FISCALE …


ovvero, " più soldi da tenere per sé ". Mentre Angelo Panebianco sembra essere tranquillo, perché per lui le riforme istituzionali saranno chiacchiere che non arriveranno a nessuna conclusione, Giovanni Sartori (sulle colonne del Corriere della Sera) confessa di esserlo meno. In estrema sintesi: " I problemi sollevati dal nostro rifacimento federalistico esauriscono il mio pallottoliere. Qui li raggrupperò sotto quattro stringatissime voci. Primo, il costo finanziario: nuove sedi, nuovo personale, nuovi stipendi. Questa cosiddetta devolution quanto verrà a costare? Tutti gli Stati federali in funzione, e che funzionano, sono nati federali.Pertanto non possiamo sapere quanto costavano prima quando erano (non erano) centralizzati. Secondo, i costi decisionali: quanto si allungheranno i tempi, e anche quanto aumenteranno i veti, i blocchi sui permessi di fare qualcosa. Di regola, più sono i passaggi di una pratica da una scrivania all’altra, più tempo ci vuole perché arrivi in porto. Comunque sia, il punto è che il grosso delle nuove assunzioni non avviene per merito e capacità ma per alleviare la disoccupazione e allevare clientele elettorali. Federalismo clientelare? Sarebbe un bel risultato. Terzo, il costo della frammentazione localistica. Il mondo reale è sempre più interconnesso e richiede strutture diciamo lunghe e allungabili: strade e ferrovie di migliaia di chilometri, oleodotti e gasdotti che traversono i continenti, linee di trasmissione dell’energia davvero globali, e così via. Il federalismo andrà a spezzettare un paese già troppo spezzettato. Dimenticavo: gli italiani sono buoni, il nostro sarà un federalismo solidale. Vorrei vedere prima di credere. Quarto, esiste, o può esistere, una qualsiasi organizzazione senza punizioni? La Sicilia fa da gran tempo tutto quel che vuole, eppure non è mai punita. Altrove esistono ancora i commissariamenti; ma andranno a sparire. Ma in Italia Palermo, Napoli, Catania, saranno libere, come meriterebbero, di fallire? Oppure costringeranno le banche delle quali si andranno a impadronire, a fallire per loro? Sarei curioso di sapere dal ministro Calderoli (Bossi e Berlusconi non lo sanno di certo) se il federalismo leghista contempla sanzioni, e quali."
Da semplici e puri gregari, ci domandiamo se, oltre alla contrattazione sindacale (vedi la riforma del gennaio 2009), anche il definitivo assetto organizzativo del settore della riscossione, e quindi di Equitalia, subirà gli indecenti indirizzi di una politica ormai alla deriva.
Quella politica rètro che,
radicata nella propria più cupa ignoranza, sfoggia quotidianamente strumentali rielaborazioni e rivalutazioni delle idee più pericolose e dei sentimenti più beceri della secolare cultura moderna e non. (M.M.)

domenica 4 aprile 2010

Dall' "Antologia di Spoon River"di Edgar Lee Masters

FRANK DRUMMER (Un Matto)

Fuori di una cella in questo spazio oscurato
la fine a venticinque anni!
La mia lingua non riusciva a pronunciare
ciò che si agitava dentro di me
e il villaggio mi prese per matto.
Eppure all'inizio c'era una visione chiara,
un alto e urgente proposito nella mia anima
che mi spingeva a cercare di imparare a memoria
L'Enciclopedia Britannica!.

FRANK DRUMMER

Out of a cell into his darkened space -
The end at twenty-five!
My tongue aould not speak what stirred within me,
And the village thought me a fool.
Yet at the start there was a clear vision,
A high and urgent purpose in my soul
Which drove me on trying to memorize
The Encyclopaedia Britannica!