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giovedì 15 aprile 2010

DALLA SECESSIONE AL FEDERALISMO, AL FEDERALISMO FISCALE …


ovvero, " più soldi da tenere per sé ". Mentre Angelo Panebianco sembra essere tranquillo, perché per lui le riforme istituzionali saranno chiacchiere che non arriveranno a nessuna conclusione, Giovanni Sartori (sulle colonne del Corriere della Sera) confessa di esserlo meno. In estrema sintesi: " I problemi sollevati dal nostro rifacimento federalistico esauriscono il mio pallottoliere. Qui li raggrupperò sotto quattro stringatissime voci. Primo, il costo finanziario: nuove sedi, nuovo personale, nuovi stipendi. Questa cosiddetta devolution quanto verrà a costare? Tutti gli Stati federali in funzione, e che funzionano, sono nati federali.Pertanto non possiamo sapere quanto costavano prima quando erano (non erano) centralizzati. Secondo, i costi decisionali: quanto si allungheranno i tempi, e anche quanto aumenteranno i veti, i blocchi sui permessi di fare qualcosa. Di regola, più sono i passaggi di una pratica da una scrivania all’altra, più tempo ci vuole perché arrivi in porto. Comunque sia, il punto è che il grosso delle nuove assunzioni non avviene per merito e capacità ma per alleviare la disoccupazione e allevare clientele elettorali. Federalismo clientelare? Sarebbe un bel risultato. Terzo, il costo della frammentazione localistica. Il mondo reale è sempre più interconnesso e richiede strutture diciamo lunghe e allungabili: strade e ferrovie di migliaia di chilometri, oleodotti e gasdotti che traversono i continenti, linee di trasmissione dell’energia davvero globali, e così via. Il federalismo andrà a spezzettare un paese già troppo spezzettato. Dimenticavo: gli italiani sono buoni, il nostro sarà un federalismo solidale. Vorrei vedere prima di credere. Quarto, esiste, o può esistere, una qualsiasi organizzazione senza punizioni? La Sicilia fa da gran tempo tutto quel che vuole, eppure non è mai punita. Altrove esistono ancora i commissariamenti; ma andranno a sparire. Ma in Italia Palermo, Napoli, Catania, saranno libere, come meriterebbero, di fallire? Oppure costringeranno le banche delle quali si andranno a impadronire, a fallire per loro? Sarei curioso di sapere dal ministro Calderoli (Bossi e Berlusconi non lo sanno di certo) se il federalismo leghista contempla sanzioni, e quali."
Da semplici e puri gregari, ci domandiamo se, oltre alla contrattazione sindacale (vedi la riforma del gennaio 2009), anche il definitivo assetto organizzativo del settore della riscossione, e quindi di Equitalia, subirà gli indecenti indirizzi di una politica ormai alla deriva.
Quella politica rètro che,
radicata nella propria più cupa ignoranza, sfoggia quotidianamente strumentali rielaborazioni e rivalutazioni delle idee più pericolose e dei sentimenti più beceri della secolare cultura moderna e non. (M.M.)

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