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giovedì 11 novembre 2010

QUOTIDIANITA' OCCIDENTALE


La mattina ci svegliamo al suono di una sveglia elettrica, accendiamo le luci, facciamo una doccia con l’acqua calda, usiamo il phon, prendiamo il latte dal frigo, prepariamo la colazione sui fornelli, magari ci laviamo pure i denti con lo spazzolino elettrico, e usciamo di casa. Prendiamo l’ascensore, apriamo il garage con il radiocomando, avviamo il motore e ci immettiamo nel traffico della città, circondati da motorini, auto e altri mezzi di trasporto pubblici e privati. Al lavoro usiamo computer, telefono, radio, fotocopiatrice e ogni sorta di altro aggeggio tecnologico. La sera ci immergiamo nell’illuminazione di vie, negozi, supermercati, bar, ristoranti, teatri e cinema, o ci godiamo nella nostra casa riscaldata qualche film in televisione, sul videoregistratore o al dvd, oppure ascoltiamo della musica da un impianto Hi-Fi.
E quando andiamo a letto, magari ci ricordiamo di ringraziare per il pane quotidiano qualche astratta entità, ma certo ci dimentichiamo che tutte queste cose non sono miracoli, non ci sono sempre state e hanno cambiato la nostra vita in maniera radicale. Qualunque occidentale contemporaneo, infatti, considera l’esistenza dei collegamenti alle reti di luce, gas, telefono e internet, e l’uso del riscaldamento e dell’auto privata come dati di fatto della propria vita, e al più si lamenta di quanto costino a sé quando riceve le bollette o paga la benzina al distributore. Ma quasi nessuno si preoccupa invece di quanto costino al pianeta i nostri consumi energetici, quanto tempo esso potrà ancora sostenerli, e come dovremmo prepararci per il nostro futuro e, soprattutto, dei nostri figli. Quando pensiamo alla tecnologia, dunque, ricordiamoci la complessità del problema, e domandiamoci non solo che cosa essa può fare, fa e farà per noi, ma anche cosa noi possiamo fare, e non facciamo, per lei e per il pianeta che la rende possibile. (P.O.)

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