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lunedì 29 marzo 2010

ECOSISTEMA A RISCHIO


“Ecosistema a rischio” è il titolo di un documento elaborato dalla Protezione Civile e da Legambiente a novembre 2008 e drammaticamente messo in risalto dalla frana che ha colpito Messina ed il suo hinterland, con un bilancio, ancora purtroppo parziale, di 25 vittime.
La sua intestazione ufficiale è “MONITORAGGIO SULLE ATTIVITA’ DELLE AMMINISTRAZIONI COMUNALI PER LA MITIGAZIONE DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO Indagine realizzata nell’ambito di “operazione fiumi 2008”, campagna nazionale di monitoraggio, prevenzione e informazione per l’adattamento ai mutamenti climatici e la mitigazione del rischio idrogeologico di Legambiente e del Dipartimento della Protezione Civile.”
Nel rapporto si dichiara testualmente che “ il ricorrere di eventi calamitosi dipende soprattutto da un modello intensivo e poco programmato del territorio. Ad aggravare un quadro già così delicato contribuiscono anche gli effetti dei mutamenti climatici…Se nell’ ultimo secolo è diminuito il numero medio annuo dei giorni di pioggia, contemporaneamente, è aumentata l’intensità delle precipitazioni, che sono sempre più violente e si concentrano in periodi di tempo sempre più brevi.”
Leggiamo ancora…” Il rischio frane e alluvioni interessa praticamente tutto il territorio nazionale. Sono ben 5.581 i comuni a rischio idrogeologico, il 70% del totale dei comuni italiani di cui 1.700 a rischio frana, 1.285 a rischio alluvione e 2.596 a rischio sia di frana che di alluvione. Il nostro territorio è reso più fragile dall’abusivismo, dal disboscamento dei versanti e dall’urbanizzazione irrazionale. “ Le regioni che detengono il triste primato di comuni più a rischio sono la Calabria, l’Umbria e la Valle d’Aosta seguite da Marche e Toscana.
Conformazione del territorio, mutamenti climatici, terremoti, cataclismi naturali nulla comunque hanno a che vedere con le devastazioni dovute all’incuria ed agli abusi compiuti dall’uomo sul territorio, come nulla hanno a che vedere con operazioni puramente delinquenziali nelle costruzioni al “risparmio”, nei condoni che legalizzano l’abusivismo, negli interventi di manutenzione del territorio e delle opere pubbliche (vedi il sistema viario) avulse da una programmazione globale.
Forse in questo paese, bellissimo e fragile, bisognerebbe cominciare a capire da che parte stare…se continuare a progettare opere faraoniche come il Ponte sullo Stretto e le centrali nucleari oppure investire sulla messa in sicurezza del paese per convivere con quelle che sono le nostre specifiche caratteristiche territoriali. (Katia Maida)

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