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martedì 30 marzo 2010

RIFORMA DELLA STRUTTURA DELLA CONTRATTAZIONE





FUMO DI LONDRA-OVVERO: SEMPLIFICAZIONE! “IL TIMORE E’ CHE LA COLLABORAZIONE POSSA ESSERE SOLTANTO SUBORDINAZIONE” (L.Lama 1978)
Partiamo dalla fine!!! (Democrazia e Rappresentanza).
La rappresentanza è il valore fondante di ogni democrazia, tanto più ampia è la possibilità di diversificare il confronto e l’espressione politica e sindacale, in tutti i contesti, tanto più grande è la possibilità di raggiungere livelli alti di equità e solidarietà sociale, di mediare le domande ed i bisogni, di colmare le esigenze primarie di un popolo e di dar spazio alle potenzialità insite in ogni individuo. … perché “L’uomo vivente è un gruppo” (P.J. Proudhon). Altro che trinomio sindacale (“L’altra Casta”),duopolio politico (gli odierni Bush e Clinton italiani), e monopoli dei poteri forti (Confindustria,Banche,Corporazioni,ecc.),tutti ectoplasmi determinati a semplificare,a sommare,a cancellare le identità, anelando un totale e stereotipato appiattimento culturale !
Quando il margine per esprimere pluralità e rappresentare istanze diverse viene ridotto, ciò che è più a rischio è proprio l’esistenza stessa della democrazia. Con la presentazione delle “Linee di Riforma della Struttura della Contrattazione” il Sindacato scrive una pagina rassegnata e subordinata della propria storia.Un Sindacato che avrebbe dovuto fare meno politica e più politica sindacale, abbracciando una dimensione globale della solidarietà e dell’uguaglianza, per confermarsi principe e garante di una imparziale mutualità, anche attraverso una reale estensione delle tutele sociali. “Il Sindacato non deve avere padroni, governi e neanche partiti” (G. Di Vittorio). Noi aggiungiamo che, oltre ad autonomo, dovrebbe essere indipendente.
Quello che doveva essere un momento di analisi profonda e verifica interna, da cui far emergere le incoerenze storiche che il mondo del lavoro vive in questo paese, con il pieno coinvolgimento della base e quindi dei lavoratori, è diventato un editto, una “direttiva” acritica, verticistica e dogmatica che, tradendo una malcelata paura, mira (sottilmente) alla conservazione delle posizioni e delle poltrone, preservandosi una continuità nella visibilità istituzionale e televisiva.
“L’avidità di onori turba la mente umana e oscura la visione del pericolo” (Esopo, Favole 199)
Entrare nel merito di una piattaforma fumosa, vaga e priva di riscontri oggettivi,“debilita” chi ancora crede in un Sindacato che non cerca lo scontro fine a stesso, bensì la virtuosa mediazione razionale ed equilibrata, tra istanze dissimili e diritti, avendo nei suoi compiti strutturali e nei suoi demandi principali la mission politica ed istituzionale di difendere la parte sociale più debole e vulnerabile. “In nessun paese, indipendentemente dal regime sociale, può aversi una società senza contrasti, a meno che non si eserciti un potere autoritario. E il movimento sindacale è il principale organizzatore, e se vuoi anche razionalizzatore, dei conflitti” (L. Lama).
Sembra troppo centrale e rindondante, pomposamente riduttivo, augurarsi il “miglioramento delle condizioni del reddito” attraverso il miglioramento della crescita della qualità, della competitività e della produttività delle imprese. Come se poi i lavoratori fossero, anche se con qualsivoglia delegazione, rappresentati nei Consigli d’Amministrazione e fossero quindi, coinvolti direttamente nelle pianificazioni strategiche aziendali.
Nel merito , oltre a rilevare le molte enunciazioni già chiaramente presenti nei CCNL, risulta evidente che se è reale l’esigenza di dover razionalizzare la molteplicità di un numero abnorme di questi ultimi (400), ed è auspicabile lavorare su un progetto di ”inflazione realisticamente prevedibile” che consenta ai salari di tenere il passo con l’inflazione reale (una volta forse si chiamava scala mobile sacrificata sull’altare della concertazione ), non si comprende la necessità di dover svuotare violentemente il CCNL della sua forza normativa e di garanzia, di equità su tutto il territorio nazionale, senza consumare un graduale, sperimentale e progressivo percorso intervallato (steps). Soprattutto, l’aver evidenziato, a soli 10 mesi dall’intesa del Protocollo del Welfare , la necessità di normare e perimetrare nuovi diritti che contrastino la atipicità-precarietà del lavoro, ed aumentino la sicurezza sui luoghi di lavoro, rende palese quanto la contrattazione nazionale andrebbe, di contro, rinvigorita. Viene demandata al 2° livello (tenendo conto delle diverse specificità settoriali e non territoriali) la trattativa (là dove si può fare) di una quota-parte di salario e la gestione sempre più ampia di istituti che diventerebbero ancora più flessibili, più discriminatamente negoziabili, senza che esista pari forza contrattuale. Le imprese opereranno e si proporranno come dei camaleonti rispetto a dove respirano. In alcune aree geografiche ed in gran parte del Mezzogiorno d’Italia non solo non esiste il Contratto Aziendale, ma è proprio il Sindacato che è assente.
DI FATTO SI ATTESTA UNA MESTA DERESPONSABILIZZAZIONE!
Si mente sapendo di mentire; da parte di chi è consapevole che, dove il 2° livello negoziale è forte, la trattativa può essere efficace,mentre in alcuni contesti ed aree territoriali, non garantisce gli stessi risultati, provocando anzi pericolose difformità economiche ed anche normative, in balia completa della sottocultura del ricatto, della deregolamentazione, dei più svariati condizionamenti e della non alternativa. Una estrema e variata polarizzazione delle salvaguardie ! … per tutelare il potere d’acquisto e per ridistribuire la produttività ! Il salario, sarà tutto retribuzione detassata di lavoro straordinario ? ? ?
In un articolo apparso sul Giornale il 14 novembre del 2000 il banchiere Tommaso Padoa Schioppa dichiarava: “Contratti Nazionali, piaga del Sud”, mentre in un altro articolo, ma nella stessa pagina, Marco Biagi, allora collaboratore di Prodi, sosteneva: “ Il Contratto Nazionale è un’esperienza del passato, anche se definirlo nocivo è, forse, un po’ forte. Bisogna consentire la contrattazione collettiva in realtà regionali e locali. Ho detto consentire, non imporre dall’alto. La strada giusta mi sembra quella che Confindustria e CISL hanno già indicato”.Pochi hanno il coraggio di dirlo, ma si ripropongono sotto nuove vesti le “gabbie salariali” senza che, ancora una volta, si pretenda dalle Aziende, anche in un ottica di Responsabilità Sociale, di rendere conto della mancata produttività, degli investimenti non fatti e dell’incapacità dei MANAGER (a dispetto delle remunerazioni), degli errori strategici,del mancato raggiungimento degli obiettivi e dello sfruttamento di manodopera sottocosto e clandestina. Su cosa si andrà a negoziare se ciò che appare è che, a fronte di uno scardinamento del CCNL e della sua forza , vengono offerti demandi posticci, avvisi comuni, processi di liberismo da subire passivamente, propositive dichiarazioni di principi non risolutivi, evanescenti e non riscontrabili ?
Il Sindacato figlio di Narciso, per fortuna ancora non tutto, quello sempre più artificioso e distante dalle effettive esigenze, non ha capito ciò di cui avrebbe vitale bisogno : riscoprire il ruolo di movimento nella società, riagganciare la propria peculiarità e la propria personalità, per come è stato e per come dovrebbe essere. Non rinunciando ad un’idea generale di libertà e giustizia sociale che vada oltre la realizzazione dell’utile immediato, o la limitazione dei danni, e che, decisa, si spinga verso una avanzata società democratica che metta al proprio centro le persone e non il profitto, o gli erogatori di prestazioni d’opera. Il lavoro che è ancora tutelato è ad un bivio : o estende le proprie tutele a chi non le possiede, oppure le perderà anch’esso.
L’equazione d’indirizzo, già in atto, è : concentrazione della ricchezza e della miseria crescente !
“I nostri avversari organizzano le loro forze mediante la potenza del danaro e l’autorità. Noi non possiamo organizzare le nostre, se non mediante la convinzione, la passione” (M.Bakunin 1872)
…mentre il pianeta muore lentamente, il mondo và… , nell’indifferenza, tra guerre, catastrofi e morti sul lavoro! I Dialoghi di Confucio descrivono la persona esemplare – il maestro – come “ chi continua a provare nonostante sappia che è inutile” .
La nostra aspirazione non è stata, non è, e non sarà, diventare maestri !!! (maggio 2008)

1 commento:

  1. datato maggio 2008... quando si dice saper leggere la storia!

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