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martedì 30 marzo 2010

L’IMPLOSIONE DELLA GLOBALIZZAZIONE


Gli economisti prevedono che il debito federale degli USA nel 2009 arriverà a 2.000 miliardi, di cui 1.300 ereditati dall’amministrazione Bush. RESPONSABILITA’,TRASPARENZA E FIDUCIA. Il Presidente Obama ha annunciato i principi che dovranno ispirare le nuove regole per i mercati e le istituzioni finanziarie, tesi a impedire il ripetersi di una crisi come quella attuale che, riteniamo globale perchè ha cause globali, frutto di grandissimi squilibri e di grandi criticità determinate da operazioni troppo “a debito”.
Una recessione non ordinaria ed eccezionale, partita dall’universo finanziario e creditizio che inevitabilmente si espanderà all’economia reale: redditi, consumi, produzione, ecc. .
In un paese, come gli USA, dove la metà della ricchezza delle famiglie è investita in Borsa, il governo si riserverà il diritto di controllare più da vicino l’ampiezza e la potenziale gravità dei rischi assunti da ogni istituzione finanziaria, imponendo una disciplina di bilancio.
I ministri ed i funzionari dovranno monitorare la spesa degli 800 miliardi di dollari del piano di stimolo per l’economia, il più massiccio piano di intervento pubblico dai tempi della grande depressione (1929), anche attraverso l’acquisizione di pacchetti di azioni ordinarie con diritto al voto. Gli istituti finanziari avranno bisogno di una effettiva sorveglianza, soprattutto se la Fed, in quanto prestatore di ultima istanza, fornirà risorse dei contribuenti.
“ La gente dovrà sapere come vengono usati i loro soldi’’. Obama ha programmato il ritiro delle truppe dall’Iraq: sono 190 i miliardi spesi dagli USA in Afghanistan e in Iraq, investire dov’è necessario, tagliare dove non si ha bisogno, senza rinunciare però a riformare la sanità (634 miliardi di dollari distribuiti su 10 anni), a puntare sulle energie alternative e ad allargare le opportunità d’istruzione.
Insomma una operazione audace: ricostruire il capitalismo americano su basi diverse, introducendo una nuova concezione dell’etica negli affari. Il Presidente ha parlato al consumatore americano di ripresa e ricostruzione (recovery), al contribuente di responsabilità fiscale, mentre ai lavoratori ha promesso un ruolo più attivo dello stato nel promuovere l’attività economica, l’assistenza sociale, i servizi pubblici.
Sul tema bollente dei bonus (i supercompensi dei manager) ha accelerato il processo di ridimensionamento delle retribuzioni già in corso a Wall Street e negli altri settori in crisi.
Si è assistito, colpevolmente ed in modo inerte, alla realizzazione della teoria marxista della Concentrazione della Ricchezza (nelle mani di pochi) e della Miseria Crescente (della moltitudine).
Dal rapporto FAO sono 963 milioni le persone che soffrono la fame, 40 milioni in più del 2007.
Il liberismo americano è stato fiaccato: la società senza classi si è cominciata a dividere in caste ed il colpo di grazia è arrivato con l’ottusa pratica dei compensi illimitati ai manager che si è diffusa selvaggiamente. Un problema funzionale ma anche etico come sostenuto sul Financial Times da Nassim Nicholas Taleb, il guru della gestione dei rischi. Il capitalismo si basa su incentivi e disincentivi, ma i finanzieri hanno conosciuto solo il segno più.
I dirigenti dovranno rispondere dei loro atti e delle loro decisioni.
E’ improcrastinabile, dunque, un codice di regole non limitate alla finanza (Legal Standard di Tremonti) che, dovrà riguardare, secondo noi più in generale, anche il mercato globale del lavoro.
Lo stesso Keynes, nell’ambito delle fasi della fluttuazione economica, in condizioni di depressione congiunturale, ricorre all’investimento addizionale pubblico ammettendo l’intensificazione, da parte del fisco, dell’imposizione sulle persone di maggiore capacità contributiva, le quali, anche se vedono decurtato il loro reddito dall’imposta, modificano di poco le spese di consumo.
Se gli interventi pubblici mirano ad aumentare i consumi, conviene che essi siano tali da accrescere il reddito dei disoccupati e dei non abbienti (inclini a spendere tutta la maggior parte di reddito che ricevono). H. Ford: “Pago i miei operai, così possono comprare le mie automobili”.
La spesa pubblica addizionale deve creare una domanda addizionale sufficiente ad incrementare la produzione attraverso l’impiego pieno e totale delle forze del lavoro. Una delle tante forme di questa spesa addizionale è quella di dare denaro ai disoccupati. A gennaio negli USA il tasso di disoccupazione è di 7,6%, il numero di disoccupati è aumentato del 2,7% nell’ultimo anno.
La propensione marginale al consumo è il rapporto tra la variazione del consumo e la contemporanea variazione del reddito ed è essa che guida le politiche di intervento statale intese ad aumentare il reddito disponibile delle famiglie. Queste politiche ricorrono alle spese pubbliche, che immettono reddito sul mercato,o alla riduzione delle imposte,che lasciano un maggior reddito disponibile nelle mani dei contribuenti.
In Italia, questa epocale decadenza economica, causata dalla cosiddetta Finanza Creativa, viene affrontata con:
> La limitazione della libertà di stampa (intercettazioni); > Il ritorno al nucleare;
> Il non controllo diretto dello Stato sugli Istituti di Credito, perché costituirebbe un attentato all’indipendenza del sistema; > L’istituzione delle ronde per la sicurezza pubblica; > La restrizione della libertà di sciopero; > Il taglio di fondi per l’istruzione; > Uno sconto per l’acquisto di un’automobile, di un frigorifero o di una lavatrice; > La riduzione della Libertà individuale; > La semplificazione della rappresentatività sindacale; > Il rifinanziamento per il ponte sullo stretto di Calabria/Sicilia; > Il calo dell’occupazione e l’aumento della cassa integrazione; >L’intoccabilità delle rendite e degli stipendi dei manager.
I Tremonti Bond (a metà strada tra obbligazioni e azioni, sottoscritte dallo Stato); ossia separare il bene dal male.
L’intervento statale addizionale italiano, partito in ogni caso in ritardo, tende, attraverso finanziamenti di denaro pubblico elargiti direttamente alle Banche interessate, ad accrescere il patrimonio di quest’ultime e quindi ad aumentare la liquidità e la possibilità di erogare, una volta calcolato il fattore di rischio, credito agevolato alle medie-piccole imprese che costituiscono il volano per la maggior parte della produttività nazionale.
A fronte del costo delle cedole e del conseguente tasso applicato dagli Istituti, queste stesse aziende, se non avranno la sicurezza di vendere le proprie merci, decideranno di accedere ai prestiti senza rischiare poi un’insolvenza?
I container, una volta simbolo della globalizzazione opulenta ed ora scatole vuote, sono fermi sulle navi. Da Singapore ad Amburgo fino ai porti italiani, sono i segni tangibili della crisi.
Da ciò la necessità di poter consentire ai componenti dell’ultimo anello della filiera, consumatori, cittadini e lavoratori, di acquistare attraverso una maggiore redditività e disponibilità salariale.
L’intervento governativo italiano, pur prevedendo una capitalizzazione di chi ha, irresponsabilmente, immesso nel mercato gli articoli tossici, non opera una incisiva politica sui salari, risultando dunque un intervento addizionale parziale, settoriale, inefficace e che può innescare un meccanismo pericoloso, rischiando, alla fine, di mettere la polvere sotto il tappeto.
Alla luce dello scenario attestato, che avrà l’apice della depressione nel 2009, il Settore della Riscossione dei Tributi (Equitalia) dovrà ricoprire un ruolo importante soprattutto nella lotta contro la grande evasione, e dovrà fronteggiare un probabile ampliamento della riscossione coattiva.
Per l’anno 2009, come se la recessione non esistesse ed i cittadini/contribuenti non saranno più indigenti, l’Holding Equitalia ha innalzato i risultati di riscossione di gruppo rispetto al 2008, con il rischio che ogni singola azienda non raggiungerà gli obiettivi e conseguentemente i lavoratori non percepiranno gli incrementi previsti dal sistema incentivante.
Una piccola povertà che si aggiungerà a quella nazionale ed a quella insensata e assurda, forse irrecuperabile, del mondo.
Non vorremmo credere ancora a quella iniqua dottrina liberista, secondo la quale “la crisi di qualcuno è un’occasione di guadagno per qualcun altro”, come, quasi sempre, storicamente accade. (marzo 2009)

6 commenti:

  1. Dopo 2010 anni finalmente un resoconto obiettivo, chiaro, lampante, di ciò che è stata l'umanità nel bene e nel male, nel bello e nel brutto, nel bene e nel male.....ma vi è di più: quello che potrà essere se deciderete di volerlo, dopo averlo compreso, assimilato ed appplicato. Vi sta dando anche una grande aiuto x arrivarci.......Fulvio Salvatores

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  2. Volete che continui il mondo o no?

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  3. sono qui x questo....mi chiamo fulvio e ho questa missione....ok procedo procedo procedo procedo procedo........

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  4. grazie grazie

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  5. ormai è chiaro: DIO PADRE C'E' e Diffonderò la notizia più che mai

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