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martedì 1 febbraio 2011

SUMMUM JUS, SUMMA INIURIA

LA GIUSTIZIA SPINTA AGLI ESTREMI PUO' DIVENTARE UN GRAVE TORTO (Cicerone) del 17 novembre 2008
La vita insegna che la scelta più coraggiosa, a volte, è quella più ardua, come può esserlo quella di andare a ricercare se esistono dei margini, delle possibilità di costruire ancora qualcosa di buono per un mondo migliore, prima di apporre definitivamente la parola fine. E’ proprio nei momenti difficili e di sofferenza che, superando impervie salite e difficoltà (anche quelle procurate dagli altri), ci si deve incontrare, ritrovare e cementificare: verificare le proprie idee e le proprie sensazioni per una plausibile coesistenza. Dinamicità Mentale e Tolleranza: due, dei tanti ingredienti necessari alla serena Libertà del nostro IO. Quando si subiscono le scelte altrui, è troppo scontato, troppo mestamente razionale nella sua conseguenzialità e troppo tristemente fanciullesco, abbandonare il natante, attuare un piano di evacuazione, soprattutto se gli sciacalli hanno già offerto degli insulsi salvamenti. C’è sempre il tempo per farlo, patendo la propria resa, anche per noi, abituati ai pesanti lavori di trincea, forgiati dalla tempra dell’avamposto e poco inclini a firmare, sotto ricatto, “rese incondizionate” . L’autonomia, ciò che ci ha fatto innamorare “ in illo tempore” della FALCRI, non può essere brandita come un vessillo lasciato in preda alla tempesta impetuosa, specialmente laddove è supportata dalla forza numerica. L’autonomia è da perpetuare e da valorizzare in un contesto collettivo e plurale di rapporti e di storie, si svilisce, si snatura e si svuota, se esplicitata all’interno di una singola stanza di un’abitazione di 9 vani. Diviene altra cosa… inservibile autoisolamento ed esclusiva contrapposizione, aggrovigliandosi su se stessa. Favorendo chi, anelando una semplificazione sindacale ed auspicando momenti decisionali sempre più ristretti, attesta una insofferenza verso la frammentazione e progetta, per il prossimo futuro, un unico soggetto negoziale deputato a rappresentare i Lavoratori. Talora, si rende, purtroppo, esistenzialmente necessario che la libertà di pensiero, senza immolarla né sopprimerla, sia subordinata con dignità ad un intento supremo, ancor più significativo nell’essenza ed eticamente assoluto: il bene comune e collettivo. Il principio di solidarietà associativo come ultimo ed intimo sospiro di coraggio. L’esatta ed equilibrata peculiarità dell’autonomia da identificare nell’interezza di una Federazione, la quale altrimenti può apparire discreditata e destituita nel ruolo.
Non si può essere colpevoli per non aver accettato di firmare un accordo penalizzante per i Lavoratori; non si può essere colpevoli per aver detto NO ad un accordo sui licenziamenti collettivi e soprattutto non si può essere colpevoli per aver raccontato la verità ai Lavoratori.
Dove, come e quando dire NO. Il luogo è conforme, il come ha forse assunto toni troppo sprezzanti e pretestuosi, non nei confronti della controparte, bensì nei riguardi di quei soliti bucanieri (“Lor Signori”) che il minimo che potessero decidere, era la prevedibile esclusione dal 1° tavolo della FALCRI. Senza terze vie da chimera! Quando era stata già immaginata una involuzione nei rapporti unitari, perché meravigliarsi se la nostra posizione non è stata raccolta dalle altre Organizzazioni Sindacali? Il quando, è strettamente connesso alla lucida misurazione politica della fase epocale in cui il NO si colloca, ed il rischio, procurato eventualmente da una lettura caotica e da una draconiana valutazione, è uscire passivamente, con i propri valori, dalla storia. Senza alcuna possibilità di sommesso riposizionamento! Crisi internazionale e recessione (non ancora completamente impattata sull’economia reale), riforma della contrattazione, rivisitazione critica della globalizzazione, concentrazione della ricchezza e della miseria crescente, presagibile attacco dei regimi e delle caste allo Statuto dei Lavoratori con graduale trasformazione dei Sindacati in Enti Bilaterali, repentini processi di cambiamento e nuove strategie, oscurantismo generalizzato, cene private sfruttate come occasione per determinare le sorti sociali di un paese, complessiva sfiducia e disillusione, ecc.ecc. . Pitigrilli (scrittore degli anni 30) diceva che “ il buonsenso è il senso del momento”. Vorremmo riuscire ancora a vedere, come detto dall’ex Presidente D. Cattaneo (Loano),“ il futuro di questo sindacato, nel prendere i momenti di crisi come propulsione”. La compattezza identitaria ed un percorso di crescita scontano la capacità di includere e non di escludere, di contenere le diversità ed il rispetto di tutti quei dirigenti sindacali e lavoratori che nella FALCRI credono, che hanno profuso “impegno serio, determinato e costruttivo” in Associazioni sparse su tutto il variegato territorio nazionale, concorrendo a fare della stessa un soggetto politico di ampio respiro che ha travalicato la sua originaria regionalità, tenendo nel debito conto sia le cose che uniscono sia quelle che distinguono. Le forze come le debolezze. Rigettando qualsiasi tendenza di manicheismo e di ostracismo perché la verità può ammalarsi, ma non morire del tutto. Nobili e decorosi, intellettualmente indipendenti e forse perdutamente romantici, consapevoli che la democrazia sindacale può essere evocata ma probabilmente non esiste, siamo ancora qui, a testa alta e responsabilmente nel ruolo, per individuare insieme un possibile percorso di prospettiva trasparente ed aggregante, rilanciando, con caparbietà, un complessivo dialogo qualitativo con il mondo.

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